24 marzo 2023 – Oltre il 90% delle mamme ha riferito di non aver fumato durante la gravidanza e oltre 8 su 10 di non aver consumato bevande alcoliche. Tuttavia, sono ancora troppi i bambini (38%) potenzialmente esposti a fumo passivo a causa della presenza di almeno un genitore e/o altra persona convivente fumatrice. Inoltre, se è vero che più del 90% delle mamme ha assunto acido folico in gravidanza, solo un terzo (32,1%) lo ha fatto in maniera appropriata da un mese prima del concepimento. Ancora: tra gli 11 e i 15 mesi, oltre la metà dei piccoli è esposta già a schermi, tra tv, computer, tablet o cellulari. Questi alcuni dei risultati, presentati presso l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), del Sistema di Sorveglianza 0-2 anni sui principali determinanti di salute del bambino, promosso dal ministero della Salute e coordinato dall’Iss, in collaborazione con le Regioni. In questa 2/a edizione della rilevazione sono state Intervistate oltre 35.000 mamme di bambini fino a 1.000 giorni di vita, utilizzando un questionario anonimo autocompilato presso i Centri Vaccinali tra giugno e ottobre 2022. La finalità della Sorveglianza è di produrre indicatori a livello regionale o aziendale, richiesti dall’Oms e/o dai Piani Nazionali e Regionali della Prevenzione.
“Investire nelle prime epoche della vita significa favorire ricadute positive lungo tutto l’arco dell’esistenza, non solo nel singolo ma nell’intera comunità – afferma Giovanni Capelli, Direttore del Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie dell’Iss – I risultati dell’edizione 2022 della Sorveglianza mostrano che i comportamenti favorevoli al pieno sviluppo psico-fisico dei bambini non sono sempre garantiti ed evidenziano differenze territoriali e socio-economiche meritevoli di attenzione”.
Daniela Stefani
OMS: “In Europa è crisi di personale sanitario, servono maggiori investimenti”
23 marzo 2023 – La crisi del personale sanitario in Europa “non è più una minaccia incombente: è qui e ora”, a partire dalle difficili condizioni di lavoro, dall’età crescente degli operatori e dalla scarsa attrattività della sanità pubblica. L’allerta arriva dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’Europa che in un documento appena pubblicato, la Dichiarazione di Bucarest, traccia una via da seguire per fronteggiare le criticità del settore chiedendo un’azione immediata alla politica e maggiori investimenti. Adottata in occasione di un incontro regionale a Bucarest, co-organizzato da Oms-Europa e Ministero della Salute rumeno, la Dichiarazione si inserisce sullo sfondo di una grave crisi che colpisce gli operatori sanitari in tutta la regione, che ha portato anche a scioperi e azioni sindacali.
“La crisi del personale sanitario è qui e ora. Gli operatori sanitari e i lavoratori in tutta la nostra regione – afferma Hans Kluge, direttore regionale dell’Oms per l’Europa – chiedono a gran voce aiuto e sostegno. La pandemia di Covid-19 ha rivelato la fragilità dei sistemi sanitari e l’importanza di una forza lavoro sanitaria solida e resiliente. Non possiamo più aspettare per affrontare le pressanti sfide che il nostro personale sanitario deve fronteggiare. Sono in gioco la salute e il benessere delle nostre società: semplicemente non c’è tempo da perdere”. Allarmanti i dati evidenziati dall’Oms-Europa: in 13 dei 44 paesi che forniscono dati, il 40% dei medici ha già 55 anni o più, il che rappresenta una sfida significativa per la sostenibilità della forza lavoro. Allo stesso tempo, i mercati del lavoro stanno cambiando con una mobilità e una migrazione dei lavoratori sempre più complesse. Di conseguenza, alcuni paesi, afferma l’Oms, “trovano sempre più difficile attrarre e trattenere i giovani nelle professioni sanitarie e assistenziali”. La pandemia, afferma ancora l’Oms, “ha solo aggravato questi problemi, portando a stress, esaurimento e violenza tra i lavoratori, molti dei quali si sono licenziati.
22 marzo 2023 – Il rischio di grave eccesso di peso essere trasmesso dalle madri alle figlie femmine, ma no ai maschi. E’ quanto evidenziato uno studio britannico condotto dall’Università di Southampton e pubblicato su Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. I ricercatori hanno misurato il grasso corporeo e la massa muscolare di 240 bambini in tre diversi momenti della loro infanzia (4 anni, 6-7 anni, 8-9 anni) e hanno confrontato questi dati con quelli relativi alla composizione corporea dei rispettivi genitori. Dall’analisi è emerso che le bambine hanno un indice di massa corporea e una massa grassa simili alla madre. Questo dato suggerisce che le figlie di donne obese o in sovrappeso hanno un maggior rischio di sviluppare la stessa condizione.
Lo studio non ha invece evidenziato correlazioni simili tra madri e figli maschi, né tra padri e figli maschi o figlie femmine. “Questi risultati dimostrano che le ragazze nate da madri obese o con elevate quantità di grasso corporeo possono avere un maggior rischio di accumulare grasso corporeo in eccesso”, afferma la prima autrice dello studio, Rebecca J. Moon. “Sono necessari ulteriori studi per capire perché questo accada, ma i nostri risultati suggeriscono che gli approcci per affrontare la questione del peso e della composizione corporea dovrebbero iniziare molto presto nella vita, in particolare nelle ragazze nate da madri con obesità e sovrappeso”.
21 marzo 2023 – Per ogni dollaro speso in vaccini si risparmiano 16 dollari per le spese mediche e 28 dollari per costi indiretti legati alla produttività del lavoro: in totale 44 dollari. I dati di uno studio della Johns Hopkins University, che ha analizzato gli effetti degli investimenti in prevenzione sul contenimento della spesa sanitaria, sono stati presentati questa mattina a Roma in occasione di un convegno presso il Ministero della Salute.
La prevenzione vaccinale – è emerso – può e deve essere considerata un investimento poiché consente un risparmio di costi diretti e indiretti che, nel medio e lungo termine, favorisce la sostenibilità del sistema sanitario e socio-economico del Paese. Basta leggere i risultati di una ricerca di Altems che ha considerato il numero di casi per influenza, malattia pneumococcica e Herpes zoster nella popolazione italiana occupata, malattie oggi prevenibili grazie alla presenza di vaccini efficaci, che hanno un impatto annuo complessivo di circa 1,1 miliardi di euro, di cui 185 milioni relativi alla parte fiscale e 915 milioni a quella previdenziale. Tuttavia, quasi l’80% dei Paesi europei spende meno dello 0,5% della propria spesa sanitaria per i programmi di immunizzazione; escludendo i vaccini contro il Covid-19 che ad oggi, anche in Italia, dispongono di un fondo dedicato. Per raggiungere gli obiettivi di copertura prefissati dal Pnpv (Piano nazionale di prevenzione vaccinale) – è stato ribadito – solo per queste tre vaccinazioni bisognerebbe investire il 229% in più, ovvero 2,4 miliardi di euro, senza considerare i soggetti cronici e immuno-compromessi che sono fortemente raccomandati alla vaccinazione, ma per i quali il piano non fissa obiettivi di copertura. L’attenzione ai vaccini, con particolare riguardo alla popolazione sopra i 60 anni e nei soggetti immunodepressi, va quindi oltre il Covid e l’influenza. Ci sono infatti alcune infezioni virali e batteriche che possono essere prevenute efficacemente. I vaccini contro pneumococco, antimeningococco e Herpes zoster rappresentano una grande opportunità contro patologie dalle gravi conseguenze e, inoltre, intervenire nella limitazione di queste infezioni può costituire un’arma in più nella lotta all’antibiotico-resistenza che rappresenta la minaccia più significativa dei prossimi decenni.
20 marzo 2023 – La pandemia da Covid-19 ci ha fatto diventare più sedentari. Uno studio, pubblicato sulla rivista Jama, Network Open stima che con la pandemia si è ridotto mediamente del 10% il numero di passi giornalieri, ovvero vi è stato un calo consistente, diffuso e significativo dell’attività fisica. Condotto da Evan Brittain, della Vanderbilt University, la ricerca mostra che a ridurre maggiormente l’attività fisica sono stati i gruppi vulnerabili, tra cui gli individui con uno status socioeconomico più basso e quelli che lamentavano un livello peggiore di salute mentale nel periodo iniziale del Covid.
La pandemia ha avuto un impatto globale sulla salute fisica, mentale e sociale. I dati raccolti all’inizio della pandemia hanno suggerito un calo generale del numero di passi in tutto il mondo, ma i fattori che contribuiscono alla riduzione dell’attività non sono stati identificati. Gli esperti hanno coinvolto nello studio 5443 individui che dal 2018 indossavano un contapassi per almeno 10 giorni al mese. È emerso che in un periodo pre-pandemico i passi medi giornalieri erano 7808, scesi a 7089 persistentemente, nei due anni e mezzo di pandemia (fino al 31 dicembre del 2021), anche dopo che le restrizioni agli spostamenti sono venute meno. “Abbiamo riscontrato un calo significativo nel conteggio dei passi giornalieri che si è protratto anche dopo l’allentamento della maggior parte delle restrizioni legate al Covid, suggerendo che la pandemia ha influenzato le scelte comportamentali a lungo termine – scrivono gli autori -. Al momento non è chiaro se questa riduzione dei passi sia significativa nel tempo dal punto di vista clinico”, concludono, ovvero se si traduca in un qualche problema di salute.
Il 44% dei bambini è a rischio obesità, campania regione record le ricette vincenti: i prodotti made in Italy e il festival dei 5 colori
La Regione Campania detiene il record di bambini sovrappeso e obesi in Italia: a dimostrarlo sono i dati emersi da un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità. Ben il 44% presenta un eccesso ponderale, con un incrementato rischio – con l’aumentare dell’età – di sviluppare disturbi cardiovascolari e metabolici, tumori e diabete. Anche la Calabria registra tra i più alti numeri di persone sovrappeso. Intervenire per tempo è possibile e il primo passo è seguire stili di vita sani, come la dieta mediterranea. Per contribuire a limitare i pericoli causati da questa situazione, dal 17 al 21 maggio, a Napoli, presso il Maschio Angioino si svolgerà la seconda edizione del Festival dei 5 Colori, in collaborazione con l’Università Federico II e con il pieno coinvolgimento delle Istituzioni regionali e statali. Dopo il debutto 2022 che ha illuminato la città di Tropea, quest’anno il progetto dedicato al benessere e alla sana alimentazione si svilupperà in un vero e proprio tour, che interesserà la Campania, una delle regioni più ricche di tradizioni legate al cibo dello stivale, in cinque giorni di incontri dedicati a cultura, sostenibilità, ambiente, arte e divertimento, per poi proseguire in Calabria, altro territorio ricco di prodotti parte della dieta mediterranea, fino al termine dell’estate. Rivolto a tutte le fasce d’età, dai piccoli – con il coinvolgimento dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma – fino ad adulti e anziani, vedrà incontri culturali alternarsi a giochi e attività sportive. A organizzarlo è l’Associazione Pancrazio, nata dall’impegno di giovani studenti di medicina, farmacia e biologia per realizzare progetti nel campo della salute. La conferenza stampa di lancio si è svolta oggi al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, alla presenza del Ministro Francesco Lollobrigida.
“La dieta mediterranea rappresenta un formidabile strumento per la tutela della salute, che va difeso e valorizzato – afferma Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura –. Per questo appoggiamo e siamo vicini al Festival dei Cinque Colori, perché rappresenta esempi concreti di educazione nei confronti della popolazione di tutte le età, con particolare riferimento agli adolescenti.”
“Abbiamo accolto con entusiasmo la proposta di realizzare il Festival a Napoli – aggiunge Nicola Caputo, Assessore all’Agricoltura della Regione Campania –. Una sfida ambiziosa che rilancia e rafforza il nostro impegno rivolto alle nuove frontiere del benessere e della sana alimentazione. La Dieta Mediterranea è un patrimonio culturale, ma da sola non basta. Dobbiamo mettere in campo azioni incisive per contrastare l’obesità e creare un reale cambiamento nelle abitudini alimentari dei consumatori. L’obiettivo è valorizzare la funzionalità alla salute dei prodotti agroalimentari campani e stimolare la prevenzione, in sinergia con Università, medici e ricercatori in materia di microbiota umano”.
“Siamo molto orgogliosi di avere ospitato, nel 2022, la prima edizione di questo Festival unico nel suo genere e di proseguire quest’anno con il tour – sottolinea Gianluca Gallo, Assessore all’Agricoltura della Regione Calabria –. Parlare di corretta alimentazione significa anche sensibilizzare al consumo di prodotti a km 0, buoni e sani, supportare le piccole realtà produttive e la filiera corta. La Calabria è tra le regioni italiane più colpite dai problemi legati al peso eccessivo, per questo è importante continuare a valorizzare un consumo sano del cibo.”
In Calabria e Campania parteciperanno testimonial e personalità di prestigio come il l’attore e comico Nino Frassica, il grande compositore e Premio Oscar Nicola Piovani, istituzioni, insegnanti, giornalisti, personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Ospiti speciali della kermesse saranno gli attori e la produzione della serie tv Mare Fuori, ambientata nell’IPM di Nisida. A prendere parola durante le numerose tavole rotonde saranno invece importanti clinici, come Rossana Berardi, ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche, Francesco Cognetti, Presidente FOCE, Saverio Cinieri, Presidente AIOM e Francesco Perrone, Presidente Eletto AIOM. Si parlerà di sport, nutrizione e diabete, di prevenzione primaria e secondaria e di come comunicare correttamente in ambito sanitario. Il cortile del Maschio Angioino e le sale saranno allestite con le Germinazioni scultoree di Giuseppe Carta, famoso artista internazionale che da sempre celebra e valorizza nelle sue opere la natura e i frutti della Terra. Gli incontri più culturali saranno accompagnati da attività ludiche, come laboratori di teatro e spettacoli, aperitivi, esibizioni di ballo, premi. Ci sarà uno spazio dedicato alle proiezioni dei cartoni animati realizzati sul tema dell’educazione alimentare. Si discuteranno le potenzialità dei cibi del futuro e della nutraceutica, si approfondiranno temi di grande attualità come la sostenibilità ambientale e le fake news.
“Il 44% dei bambini presenta un eccesso ponderale che include sovrappeso e obesità – sottolinea Annamaria Staiano, Presidente SIP, Società Italiana di Pediatria –. L’alta prevalenza di queste due condizioni fanno della Campania la Regione con il maggiore eccesso ponderale del Paese, seguita a ruota dalla Calabria. L’attenzione che poniamo verso gli alimenti di cui ci nutriamo quotidianamente ha effetti diretti sul nostro benessere: è importante che sempre più persone facciano tesoro dei prodotti che il nostro ricchissimo territorio può offrire.”
“Purtroppo la pandemia ha modificato negativamente le abitudini quotidiane di gran parte della popolazione. Per esempio, 1,2 milioni di persone hanno iniziato o ripreso a fumare e il 32% degli adulti è aumentato di peso – spiega Francesco Cognetti, Presidente FOCE –. Questa kermesse sarà un’importante occasione per sensibilizzare sull’importanza di seguire corretti stili di vita, come praticare la dieta mediterranea, combattere la sedentarietà, ridurre il consumo di alcool, non fumare e adottare modelli virtuosi, in uno spazio in grado di coniugare salute, benessere, ambiente e arte: un’occasione davvero unica anche per valorizzare il made in Italy. Basta poco per mantenersi in salute, con accorgimenti a costo zero e per nulla invasivi: la corretta alimentazione è la medicina dei sani.”
“Con questo Festival ci rivolgiamo in modo particolarmente attento ai bambini e ai loro genitori, perché è tra i banchi di scuola e in tavola a casa che si insegnano le buone abitudini alimentari che si ripercuoteranno sugli adulti di domani – aggiunge Giuseppe Morino, Direttore Scientifico del Festival –. Abbiamo ideato dei percorsi educativi dinamici all’interno delle classi con giochi e attività e coinvolto insegnanti e famiglie perché passi un messaggio importante per agganciare i più piccoli: mangiare bene è divertente.”
“Dopo l’incredibile successo della prima edizione, quest’anno torniamo con ancora più voglia di informare, comunicare e stare insieme – conclude Maria Teresa Carpino, Presidente Associazione Pancrazio e ideatrice del Festival –. Per farlo, affiancheremo ai cinque giorni in Campania un vero e proprio Tour dei 5 Colori, che ci vedrà itineranti in tutta la Calabria. Queste due regioni sono le più colpite dai problemi legati al peso e comprendono alcuni tra i territori italiani più ricchi di prodotti sani e gustosi. Un connubio che non potevamo non indagare: qui è davvero possibile mantenersi in salute mangiando prelibatezze, senza privarsi del piacere della buona cucina. Il numero 5 è il simbolo ricorrente del Festival, rappresenta i cinque colori del benessere, rosso, verde, bianco, giallo e blu, legati proprio a frutta e verdura, alimenti di cui non dobbiamo privarci.”
Tumori, l’impegno del ministro Schillaci e sen. Minasi “Equità di cura per tutti contro le disparità regionali”
Equità di cure contro le disparità regionali, spinta all’innovazione, impegno per la ricerca e la prevenzione con grande determinazione per l’incremento degli screening oncologici. Questi gli impegni presi dal Ministro della Salute Orazio Schillaci e dall’Intergruppo Parlamentare “Oncologia, prevenzione, ricerca e innovazione”, ieri pomeriggio nel corso della riunione dell’Intergruppo Parlamentare presieduto dalla Senatrice Tilde Minasi. Il Ministro è stato chiamato in audizione perché – come ha spiegato la Sen. Minasi – l’obiettivo è “trovare soluzioni organiche e non frammentarie nella lotta ai tumori”. Nel suo intervento Schillaci ha ricordato l’impegno per i follow-up e le visite saltate a causa del covid. “Abbiamo recuperato 350 milioni nel Milleproroghe per abbattere le liste d’attesa, e stiamo pensando ad interventi a favore dei medici, anche per combattere il fenomeno dei gettonisti che va fortemente contenuto”. Per il Ministro, i ricercatori italiani in campo oncologico sono all’avanguardia nel mondo, e qui gioca un ruolo importante l’innovazione (“un esempio per tutti l’immunoterapia nelle forme avanzate di melanoma che ha portato alla guarigione di migliaia di pazienti”). “Ma per incrementare le prestazioni è necessario puntare – ha aggiunto il Ministro – a digitalizzazione e telemedicina in una visione one health a 360 gradi”.
Nel dibattito sono intervenuti fra gli altri Saverio Cinieri, presidente di AIOM, Francesco Cognetti presidente di FOCE, Rossana Berardi, Rosanna D’Antona presidente di Europa Donna. Tutti membri dell’Intergruppo che sempre ieri ha nominato il proprio Ufficio di Presidenza, che appare così composto: Presidente Sen. Tilde Minasi, Vicepresidente Deputata Simona Loizzo (parlamentare) e Roberto Messina (laico), Segretari: Deputata Gaetana Russo (parlamentare) e Mauro Boldrini (laico). “Siamo molto soddisfatti di questa prima riunione – ha concluso la Sen. Minasi – l’impegno dell’Intergruppo è forte perché rappresenta un’unione pressoché unica di parlamentari e rappresentanti delle Comunità scientifiche e dei pazienti. La nomina di due membri laici nell’Ufficio di Presidenza come Roberto Messina, presidente di Senior Federanziani come vicepresidente, e Mauro Boldrini, direttore della comunicazione AIOM come segretario, rappresentano un forte link fra Istituzioni, clinici e pazienti, che ci farà ben operare a tutto vantaggio dei malati”.
15 marzo 2023 – Il caffè ha effetti anti-diabete e frena l’accumulo di grasso corporeo: lo suggerisce uno studio su BMJ Medicine basato su una metodologia relativamente nuova che consente di verificare proprio l’esistenza di una relazione di causa ed effetto tra consumi di caffeina e ridotto rischio si ammalarsi di diabete. Alla luce dei risultati ottenuti, frutto di uno studio del Karolinska Institutet di Stoccolma, i ricercatori affermano che probabilmente vale la pena esplorare il ruolo potenziale delle bevande a base di caffeina prive di calorie per ridurre il rischio di obesità e diabete di tipo 2. Ricerche pubblicate in precedenza indicano che il consumo di 3-5 tazzine di caffè al giorno, ricca fonte di caffeina, si associa a un minor rischio di diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari, osservano i ricercatori diretti da Susanna Larsson. Una tazza media di caffè contiene circa 70-150 milligrammi (mg) di caffeina. Tuttavia, la maggior parte delle ricerche pubblicate finora ha riguardato studi che non possono stabilire in modo affidabile l’esistenza di un messo di causa ed effetto tra consumo di caffeina e protezione dal diabete. I ricercatori hanno dimostrato questa associazione con la cosiddetta “randomizzazione mendeliana”: i ricercatori hanno esaminato il ruolo di due varianti genetiche comuni dei geni CYP1A2 e AHR in quasi 10.000 persone. I due geni CYP1A2 e AHR ‘regolano’ la velocità del metabolismo della caffeina. Le persone portatrici di varianti genetiche assorbono più lentamente la caffeina, bevono, in media, meno caffè, ma hanno livelli più elevati di caffeina nel sangue rispetto alle persone che la metabolizzano rapidamente. I risultati dell’analisi hanno mostrato che livelli geneticamente previsti di caffeina nel sangue più elevati erano associati a un peso e a un grasso corporeo inferiori. Livelli più elevati di caffeina nel sangue, sempre per via dei geni, sono associati anche a un minor rischio di diabete di tipo 2. Si stima che un’assunzione giornaliera di 100 mg aumenti il dispendio energetico di circa 100 calorie al giorno, il che potrebbe ridurre il rischio di sviluppare obesità, scrivono i ricercatori.
Tumori: “Sono 149 i centri di ricerca in Italia, più della metà al nord i nostri studi all’avanguardia, ma servono risorse e personale”
In Italia sono 149 i centri censiti che conducono ricerche cliniche in oncologia. Il 91% ha una radiologia accreditata in sede, il 76% è dotato di un’anatomia patologica e il 68% di un laboratorio di biologia molecolare, aspetto molto importante per il ruolo centrale della medicina di precisione. Quasi la metà dei centri (69) svolge un buon numero di sperimentazioni ogni anno, compreso fra 10 e 40, e 29 strutture superano i 40 trial. Restano però forti criticità nella disponibilità di personale e di una solida infrastruttura, indispensabili per garantire la qualità degli studi: il 67% (100 centri) è privo di un bioinformatico, il 48% (72) non può contare sul supporto statistico. E sono troppo pochi i coordinatori di ricerca clinica (data manager) strutturati, i ricercatori e gli infermieri di ricerca. Sono carenti anche le strutture informatiche disponibili, infatti solo il 40% può utilizzare un sistema di elaborazione di dati. Inoltre, vi sono forti differenze territoriali, perché oltre la metà delle strutture di ricerca in oncologia (78 su 149) si trova al Nord, 38 al Centro e solo 33 al Sud. La fotografia è scattata dal primo “Annuario dei Centri di Ricerca Oncologica in Italia”, promosso dalla Federation of Italian Cooperative Oncology Groups (FICOG) e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), un vero e proprio censimento delle strutture che realizzano sperimentazioni sui tumori nel nostro Paese, presentato oggi al Ministero della Salute. Il 14 marzo è la prima Giornata Nazionale dei Gruppi Cooperativi per la Ricerca in Oncologia, promossa da FICOG, un evento che si celebrerà ogni anno per sensibilizzare i cittadini sull’importanza dei trial clinici indipendenti.
“Con questo volume offriamo alle Istituzioni uno strumento concreto per l’individuazione dei centri che possono rispondere ai nuovi requisiti stabiliti dal Regolamento europeo 536 del 2014 sulle sperimentazioni cliniche – afferma Carmine Pinto, Presidente FICOG -. Gli studi condotti in Italia hanno cambiato la pratica clinica a livello nazionale e internazionale in diversi tipi di tumori, portando alla modifica di linee guida e raccomandazioni. Ma servono personale, infrastrutture digitali, risorse economiche e organizzative. Il finanziamento pubblico in questo settore è, da sempre, sottodimensionato nel nostro Paese. Siamo agli ultimi posti in Europa per finanziamenti. Se la ricerca è centrale per lo sviluppo e l’innovazione, allora è indispensabile definire e attuare una strategia unitaria e un piano nazionale. Non è più procrastinabile la realizzazione della Rete Nazionale per la Ricerca Clinica, fondamentale anche per attrarre investimenti privati. La programmazione va declinata anche a livello locale, con la piena istituzione delle Reti Oncologiche Regionali, che possono promuovere e facilitare le sperimentazioni da un punto di vista progettuale, gestionale e amministrativo. In questo modo potranno essere colmate le differenze territoriali, che vedono la maggior parte dei centri al Nord”. La Regione che vanta più strutture è la Lombardia (28), seguita da Lazio (18), Piemonte (15), Veneto (14) ed Emilia-Romagna (13). I tumori su cui si concentra il maggior numero di sperimentazioni sono quelli mammari, gastro-intestinali, toracici, urologici e ginecologici.
“La produzione scientifica italiana è all’avanguardia in molti ambiti e i riconoscimenti alle nostre Scuole a livello internazionale sono molteplici – spiega il Ministro della Salute, Prof. Orazio Schillaci, nella prefazione del libro -. Mai come adesso siamo consapevoli dell’eccellenza delle ricercatrici e dei ricercatori italiani e, da anni, in Italia, sono attivi i Gruppi cooperativi che hanno proprio il compito di sviluppare la ricerca clinica nei diversi settori e hanno prodotto lavori divenuti pietre miliari dell’Oncologia Medica a livello mondiale. Da medico e da Ministro della Salute, ritengo fondamentale porre la ricerca al centro delle politiche sanitarie e delle attività del Servizio Sanitario Nazionale, al fine di rilanciare la sanità nel suo complesso e assicurare le migliori opportunità terapeutiche ai cittadini. Adeguatamente supportata attraverso iniziative di sostegno alla ricerca, l’oncologia medica può costituire un motore di sviluppo non solo scientifico, ma anche economico e sociale”. Nel 2022, in Italia, sono state stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro. In due anni, l’incremento è stato di 14.100 casi.
“Quasi il 40% delle sperimentazioni condotte nel nostro Paese riguarda l’Oncologia – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM -. La gestione dei trial clinici sta diventando sempre più complessa e richiede competenze specifiche e multidisciplinari. È importante disporre di diverse figure professionali, come i coordinatori di ricerca clinica, cioè i data manager, gli infermieri di ricerca, i biostatistici, gli esperti in revisione di budget e contratti. In particolare, i coordinatori di ricerca clinica sono figure fondamentali, perché deputate alla gestione dei dati all’interno delle sperimentazioni. Dove sono presenti, si registra un importante aumento delle performance del centro, che si traduce nell’arruolamento dei pazienti, in alti standard qualitativi, nella salvaguardia del benessere delle persone negli studi e nell’ottimizzazione dei processi. Però un vuoto normativo non permette di strutturarli all’interno dei team, limitando il loro impiego con contratti libero professionali, borse di studio e assegni di ricerca”. “Assistiamo, quindi, a una costante migrazione di personale esperto e qualificato verso aziende farmaceutiche e organizzazioni di ricerca a contratto – continua il Prof. Cinieri -. È indispensabile individuare, con l’aiuto delle Istituzioni, un percorso legislativo per il riconoscimento dei data manager”.
Il Regolamento europeo 536 del 2014 ha armonizzato il processo di valutazione e autorizzazione di uno studio clinico condotto in più Stati membri. E l’Italia si è finalmente adeguata alla normativa comunitaria, grazie ai quattro decreti firmati dal Ministro della Salute (pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n. 31 del 7 febbraio 2023). “Il Regolamento europeo rappresenta un’ottima opportunità per superare le attuali criticità – continua il Prof. Pinto -. Standardizza e semplifica la ricerca clinica ma, al tempo stesso, garantisce la qualità degli studi e la partecipazione dei pazienti. Dal nostro censimento emerge come il tempo medio di valutazione di uno studio da parte del Comitato Etico sia, nella maggior parte dei casi (68%), di 4-8 settimane. È compreso fra uno e due mesi anche il tempo medio richiesto per la firma del contratto. Il Regolamento europeo porterà a velocizzare le procedure autorizzative e ad eliminare vincoli burocratici e richieste di documentazione spesso eterogenee e ridondanti”.
“La partecipazione diretta delle associazioni dei pazienti nelle attività di ricerca promosse dalla Commissione Europea rappresenta oggi una realtà – sottolinea Francesco De Lorenzo, Presidente FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) -. Inoltre, è recente l’approvazione all’unanimità da parte della Camera dei Deputati di una mozione in cui è raccomandato al Governo di coinvolgere e ascoltare i pazienti continuativamente sin dalle prime fasi dei processi decisionali: dalle sperimentazioni, alle gare, ai comitati etici, alla programmazione. Considerato che la ricerca clinica deve essere ‘patient centred’, la mozione impegna l’Esecutivo a prevedere nei bandi di ricerca nazionali quanto già previsto dalla Commissione Europea, ossia considerare valore aggiunto la collaborazione delle associazioni dei pazienti alla co-progettazione e gestione dei progetti”. “Il legislatore, pertanto, deve adeguare la normativa a quanto stabilito a livello europeo – continua Francesco De Lorenzo -. Finora le associazioni hanno collaborato perché coinvolte dagli oncologi, che ringraziamo, ma serve una iniziativa legislativa specifica. Vanno inoltre superati i pregiudizi ancora presenti per la partecipazione agli studi clinici, che consentono di accedere, anche anni prima dell’immissione in commercio, a una terapia innovativa e contribuire alla disponibilità della cura per altri pazienti colpiti dalla stessa neoplasia”.
Oggi al Ministero della Salute è presentato lo spot, che è parte della campagna di sensibilizzazione “Lo sai quanto è importante?” e che sarà diffuso nei social network e in Tv. “È indispensabile promuovere una corretta informazione e partecipazione – conclude il prof. Pinto -. Ci rivolgiamo direttamente ai cittadini per comunicare il valore della ricerca ed il suo ruolo imprescindibile per i progressi nelle conoscenze e nelle strategie di controllo e cura dei tumori. Soprattutto grazie alla ricerca, oggi il 60% dei pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi e un milione di persone può essere considerato guarito”.
13 marzo 2023 – Dopo 5 settimane di stallo, la curva dell’influenza ha ripreso a scendere. Secondo la rilevazione settimanale della rete di sorveglianza InfluNet dell’Istituto Superiore di Sanità, nella settimana tra il 27 febbraio e il 5 marzo, sono stati 453mila gli italiani messi a letto da sindromi simil-influenzali, quasi 30mila in meno rispetto alla settimana precedente. In leggero calo anche la circolazione dei virus influenzali. Dall’inizio della stagione sono oltre 11,5 milioni gli italiani infettati. Secondo il rapporto InfluNet, nella scorsa settimana, l’incidenza delle sindromi simil-influenzali è stata di 7,68 casi ogni mille abitanti, circa mezzo punto in meno rispetto agli 8,2 casi per mille della settimana precedente. I tassi maggiori continuano a essere osservati nei bambini tra 0 e 4 anni, fascia in cui si registra un’incidenza pari a 21,52 casi per mille; nella fascia 5-14 anni l’incidenza è a 10,59 casi per mille, in quella 15-64 anni è 7,25, mentre negli over-65 è pari a 3,37 casi per mille. Tra le regioni, soltanto Toscana, Marche e Abruzzo superano la soglia di 9,37 casi per mille abitanti oltre la quale si considera un livello di intensità dell’influenza media. Durante la scorsa settimana, dopo un lieve rialzo nei sette giorni precedenti, riprende a scendere la circolazione dei virus influenzali: degli 882 campioni analizzati dai laboratori influenzali afferenti alla rete di sorveglianza InfluNet, 146 (il 16,5%) sono risultati positivi al virus influenzale, con una netta prevalenza di quelli di tipo B che hanno rappresentato circa l’80% di tutti i campioni positivi a virus influenzali.